Il Velo Di Maya

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“È Maya, il velo ingannatore, che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che egli prende per un serpente”

Arthur Schopenhauer

Ci sono scatti che vengono curati nei minimi dettagli: diaframma, esposizione, luce, tutto viene studiato con precisione maniacale, con lo scopo di rendere la foto che ne risulterà il più spettacolare possibile.

E poi ci sono altri scatti, quelli fatti di getto, quelli che prendi la prima cosa che possa fare foto, un telefono ad esempio, e ti limiti a fare “click” sul display. Beh, in quel caso, se la fortuna è dalla tua, il risultato può essere altrettanto spettacolare.

Questa foto l’ho scattata così, e l’ho voluta condividere subito. Mi ha fatto pensare al Velo di Maya, che Schopenhauer pensava coprisse i nostri occhi, impedendoci di vedere la realtà per quello che è. Egli invita i suoi lettori a strappare questo velo, fonte solo di inganni ed illusioni, e di comprendere veramente la realtà del mondo che ci sta davanti.

Ho sempre trovato affascinante questo modo di pensare, e spero che uno scatto “spontaneo” possa riprodurre un minimo quel fascino.

M.

L’Alba è Già Qua…

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Miami. Questo è il luogo di provenienza di quest’alba spettacolare, catturata questa estate, dalla finestra della mia stanza d’albergo. La cosa che più mi ha colpito di questa città è il contrasto tra la realtà metropolitana, rappresentata dagli altissimi grattaceli, e il mare, associato di solito all’evasione dal caos della città, dallo smog e dalla vita frenetica di tutti i giorni. Beh, a Miami i due elementi sono fusi, e creano un’atmosfera unica ed irripetibile. E questo incontro/scontro è reso ancora più suggestivo dal sole che sorge.

Vi regalo un’altra perla del mio viaggio di questa estate, sperando che il dono vi sia gradito. ❤

M.

Fifty Shades of Sea: Cinquanta Sfumature di Mare

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Spiaggia dell’isola di Grand Turk – Caraibi

Questa è stata una delle più belle estati della mia vita, per diversi motivi. Per prima cosa, è stata la prima vacanza che ho fatto da sola con i miei genitori dopo tanti anni. Quando si cresce si tende a dare la propria famiglia per scontata, si tende a pensare “tanto ci pensano mamma e papà”. Se c’è una cosa che questo viaggio mi ha fatto capire, e riscoprire, è quanto sono stata fortunata: mi rendo conto sempre di più di essere stata cresciuta da due persone fantastiche, che mi amano e soprattutto mi supportano in tutto quello che faccio. Questo viaggio mi ha fatto ricordare quanto io abbia ancora bisogno di loro, quanto loro siano importanti per me. Insieme abbiamo trascorso due settimane a ridere, a scherzare, senza preoccuparci di nulla, godendoci a pieno la bellezza che ci veniva regalata dai posti che visitavamo. Quest’anno abbiamo visto il mare caraibico, in tutte le sue magnifiche sfumature e colori. Posso dire che i colori sgargianti di queste acque rispecchiano totalmente quello che questa esperienza ci ha dato: tanta allegria, tanta gioia, e tanto amore.

In queste fotografie ripropongo un piccolo “assaggio” dei paesaggi che la natura ci ha voluto offrire.

Spero vi piacciano.

M.

Half Moon Cay – Bahamas

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Puerto Rico – San Juan
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Grand Turk – Caraibi

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Balliamo Sul Mondo…

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Oggi io e la mia Canon siamo volate fino in Florida. Due voli, undici ore di viaggio, tre fusi orari diversi. Destinazione finale: Orlando! RossoReflex vi propone due foto: la prima, una panoramica del cielo statunitense; la seconda, una visuale dall’alto della città di Orlando di sera, scattata poco prima di atterrare.

Qui in Florida è quasi l’una di notte, inutile dire che sono fusa dal fuso orario.

Spero vi piacciano queste due foto, e continuate a seguirmi per altri scatti sulle mie avventure statunitensi! 😉

M.

Meglio Tardi che Mai!!!

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Ok, lo ammetto, negli ultimi mesi questo blog è stato un pochiiiiino trascurato 😥 Io e la mia fedele Canon vi chiediamo perdono…

Ma qualsiasi studente universitario capirà che tra lezioni, tirocini, esami e altri cavoli, negli ultimi mesi la mia testa è stata un tantinello impegnata! Comunque in questi casi si dice “meglio tardi che mai” giusto?

Perciò RossoReflex ritorna alla carica con una foto scattata in un mercatino dell’antiquariato di Firenze.

Visto che vi ho privato per tutti questi mesi delle mie foto, volevo farmi perdonare pubblicandone una con tante, ma davvero TANTE macchine fotografiche!!! 😉 Come vedete ce n’è per tutti i gusti! Beh vi dico solo che io, quando ho visto questo stand, sono stata letteralmente immobile per mezz’ora a fissare tutto il ben di Dio che c’era sopra!!! xD

Voi che ne pensate? 😉

M.

È La Bacchetta che Sceglie il Mago…

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Quando sono stata a Londra sono andata a visitare una delle cose più belle che abbia mai visto: gli Studios Di Harry Potter. 😀 😀 😀

Ok, io nei confronti di Harry Potter ho una vera e propria venerazione: ho comprato il giratempo, ho tutti i DVD dei film (in doppia copia!) e ho letto tutti i libri in lingua originale (il settimo l’ho letto due volte, una volta in inglese ed una in italiano).

Perciò, quando ho scoperto che appena fuori Londra c’era il set di alcune location di Hogwarts, non potevo non andarci! Beh gente, lo spettacolo è stato unico! Ho visto la Sala Grande, i dormitori, tutti i costrumi, GLI HORCRUX e LE BACCHETTE!!! Insomma, un paradiso.

E a proposito di bacchette…

Verso la fine del tour mi sono trovata nel pieno di Diagon Alley, e non poteva mancare il mitico negozio di Olivander! Negozio in cui siamo potuti entrare, per trovarci davanti ad un vero e proprio MURO DI BACCHETTE MAGICHE!

Che dite, ce ne sarà stata una per me? 😉

Se vi piace fatemelo sapere!

M.

Vado ad incipriarmi il naso…

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Di recente sono andata a Firenze, e lì, in una grande via del centro storico, ho visto lui, questa statua umana che impersonava Leonardo Da Vinci. Non mi sono fermata a guardarlo, e ho continuato per la mia strada. Dopo poco sono tornata, e l’ho trovato seduto sul suo sgabellino, intento a sistemarsi il trucco. Era la prima volta che vedevo un artista di strada “dietro le quinte”, e ho deciso di immortalarlo.

Spero vi piaccia!

M.

CHIARIAMO LE COSE

In questo post non ci sono foto. Per un momento esco un attimo dal ruolo di questo blog per dire una cosa. Io credo fermamente in quello che scrivo, non lo scrivo tanto per passare il tempo: mi fa piacere che il blog riceva un discreto numero di visualizzazioni o di like, ma lo scopo principale non è quello. Questo blog nasce per condividere il mio modo di essere con gli altri: nasce come valvola di sfogo, come luogo in cui rifugiarmi quando voglio stare da sola. Le mie foto esprimono la mia personalità, il mio carattere.

Perciò, anche se i diretti interessati non siete voi, pochi follower che mi seguono, voglio farvi sapere che sentirmi dire che le mie sono solo parole che il vento si porterà via non lo accetto. Queste parole sono VERE, SINCERE e AUTENTICHE.

Chiunque pensi il contrario forse dovrebbe smetterla di seguirmi.

M.

A Mio Nonno

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Caro nonno,

questa foto la dedico a te. La riconosci vero? È la tua macchina fotografica, quella con cui hai scattato tante foto a mio papà, e a me. Quest’anno sono dieci anni che non ci sei più. Te ne sei andato che io avevo solo nove anni: i miei ricordi di te purtroppo sono pochi e confusi. A volte mi rendo conto che ricordo a malapena la tua voce, come se nella mia mente ci fosse solo una sagoma muta. Ricordo solo che era calda e confortevole, che trasmetteva forza e sicurezza, ma nient’altro. Poi guardo questa macchina fotografica, e mi rendo conto che siamo più vicini di quanto appaia dall’esterno. Ricordo bene quando l’ho portata alla prima lezione del corso di fotografia: un po’ mi vergognavo, perchè i miei compagni avevano tutti delle macchine fotografiche di ultima generazione, mentre io avevo solo quel “ferro vecchio”. Poi il mio professore (che, guarda un po’, si chiama Giorgio come te) ha visto la macchina fotografica, e ha esclamato: “Ma questa non è una macchina… Questa è una SIGNORA macchina”. Da lì ho cominciato a pensare che forse avevo giudicato male quell’oggetto per me misterioso, e che avrei dovuto darle una possibilità. Così passano i mesi e, con la guida instancabile del mio professore, a poco a poco imparo a conoscere la mia nuova compagna: man mano che passava il tempo, io mi innamoravo sempre di più di lei, e delle avventure che insieme vivevamo ogni lunedì, durante il corso di fotografia. L’ho amata anche quando l’ho portata con me a Madrid, e in una settimana di vacanza ho tirato fuori solo tre foto decenti dal rullino, mentre tutte le altre erano completamente inutilizzabili. Sì, l’ho amata anche in quel momento, perchè la colpa non era sua, ma mia: avevo avuto troppa fretta, non l’avevo ancora conosciuta a pieno. Avrei tanto voluto che fossi tu il mio maestro: pensa quanto sarebbe stato bello uscire la domenica, io e te, in giro a fotografare. Io l’allieva, tu il maestro.

Quando un giorno, dopo decenni di onorato servizio, ho visto che la tua macchina funzionava più, qualcosa dentro di me è cambiato: è come se tu ti fossi allontanato di nuovo da me, come se quel legame che ci teneva uniti si fosse irreparabilmente rotto. Era come se fossi morto un’altra volta.

Per fortuna, negli anni ho capito che non è così: l’eredità più grande che mi hai lasciato non era solo una macchina fotografica, ma la gioia della fotografia. Quella stessa gioia che provo ogni volta che scatto una foto, la stampo, e mi rendo conto che non è male.

Mi sarebbe piaciuto tanto mostrarti qualche mia foto, sapere che ne pensi, sentirsi dire “che bella questa foto!”, o anche “accidenti che schifezza”.

Oggi ho tirato fuori la tua reflex, ho chiuso gli occhi, e ho cominciato a muovere la rotella del diaframma, a premere pulsanti a vuoto: nella mia mente è apparso il tuo volto, e nel mio cuore ho sentito di nuovo quella magia.

Purtroppo la vita ti ha strappato via da questo mondo troppo presto.

Quel vuoto io ce l’ho ancora, ma lo riempio ogni giorno con le mie foto, ognuna dedicata a te. La fotografia ce l’avevi nel DNA, come me. E questo legame genetico nessuno potrà mai strapparcelo via: rimarrà immutato, per sempre.

Il giorno che smetterò di fotografare, sarà il giorno in cui ti avrò dimenticato. Ma non ti preoccupare, non accadrà mai.

Ti voglio bene nonno.

Tua Marianna.